Mese: <span>Novembre 2024</span>

DESTRA O SINISTRA? COSA SIGNIFICA ESSERE MANCINI OGGI

Non stiamo parlando di politica, come nella canzone di Giorgio Gaber “Destra sinistra” del 1994, ma di quale parte del nostro corpo (mani e piedi) abbiamo maggiormente sviluppato tanto da utilizzarla in modo preferenziale.

Essere mancini è una caratteristica che comporta alcune differenze, sia funzionali che fisiologiche.

Da cosa deriva la parola “mancino”?

Trae origine dal latino “mancus” che letteralmente significa “manchevole, impedito, mutilato”.

Un tempo essere mancini veniva considerato alla stregua di una vera e propria malattia. Infatti, l’utilizzo della mano sinistra era visto come un tratto caratteristico delle persone che non potevano “fare le cose dritte” o ancora i mancini erano additati come “fatti al contrario”. La mano sinistra era considerata come la mano del diavolo e, per questo motivo, non tanto tempo fa, doveva essere assolutamente corretta già nella prima infanzia, facendo ricorso a metodi rieducazionali al quanto discutibili. Ancora oggi nel nostro lessico c’è  traccia di un pregiudizio superstizioso nei confronti della mano sinistra, per esempio il “sinistro” è un incidente stradale, uno “sguardo sinistro” è uno sguardo minaccioso, un “tiro mancino” è un atto sleale etc.

Chi sono i mancini?

La risposta a tale domanda non è scontata come potrebbe apparire poiché non tutti coloro che utilizzano la mano sinistra per le loro azioni quotidiane in realtà sono mancini. Secondo una ricerca svolta nel 1977, infatti, circa il 15 % della popolazione mondiale era mancina. Di questi, però, non tutti sono mancini al 100%.

PODALE (20 % dei casi)

OCULARE (30 % dei casi)

UDITIVO (40 % dei casi)

Esiste un questionario, messo a punto da Chris McManus, che serve a valutare le preferenze di ognuno. In questo test vengono poste numerose domande che riguardano le azioni quotidiane: con quale mano afferriamo il coltello, quale piede spostiamo in avanti quando dobbiamo raccogliere un oggetto caduto in terra, quale occhio preferiamo per prendere la mira, quale orecchio usiamo durante una conversazione telefonica.

Essere mancini o destrorsi è frutto di un processo molto complesso che si chiama lateralizzazione, nei mancini differente rispetto alla maggioranza delle persone,  e che oggi finalmente non viene più considerato un difetto ma una diversità dalla quale derivano alcune proprietà e abilità.

Il cervello umano è diviso in 2 emisferi:

emisfero destro responsabile delle funzioni visuo-spaziali (immaginazione, creatività e pensiero intuittivo-sintetico)
emisfero sinistro responsabile delle funzioni logico-linguistiche (scrittura, linguaggio e pensiero lineare).

Essere mancini significa non solo usare prevalentemente la mano sinistra rispetto alla destra in tutte le attività che richiedono l’utilizzo di una sola mano per volta, ma avere anche una diversa distribuzione delle funzioni celebrali dei due emisferi. Mentre nei destrorsi il linguaggio è governato dall’emisfero sinistro, nei mancini queste funzioni sono controllate prevalentemente dall’emisfero destro oppure vedono la collaborazione di entrambi gli emisferi.

Mancini si nasce o si diventa?

Il processo che conduce alla lateralità manuale (LM), ovvero all’uso preferenziale di una mano rispetto all’altra (e quindi anche della mano sinistra rispetto alla destra), sembra essere influenzato da diversi fattori: genetici, prenatali, cerebrali e ambientali. Le ricerche effettuate confrontando gemelli che condividono lo stesso genoma e gemelli eterozigoti, hanno evidenziato che circa il 25% della varianza fenotipica della lateralità manuale ha anche una componente genetica. La suddetta componente però non è predominante come può esserlo per esempio rispetto alla ereditabilità di un tratto come l’altezza che si aggira intorno all’80%. Inoltre,  gli studi condotti sul genoma (GWAS),  ci dicono che la lateralità manuale sembra essere un fenotipo complesso influenzato da molteplici varianti genetiche piuttosto che da un singolo gene.

La domanda “Mancini si nasce?” è difficilmente liquidabile con una risposta binaria (sì/no), ciò che sappiamo è che la maggioranza degli individui mostra una preferenza per l’uso della mano destra e che questa asimmetria tra i due lati del nostro corpo si può già rintracciare nel primo periodo di gestazione, come afferma uno studio condotto dall’Università della Ruhr, in Germania. Lo studio evidenzia come già dalla decima settimana di gravidanza, circa il 90% dei feti tenderebbe a muovere maggiormente l’arto superiore destro e soltanto il 10% prediligerebbe il movimento di quello sinistro.

Considerando però che un feto di 10 settimane non presenta ancora il collegamento tra cervello e midollo spinale, i ricercatori ipotizzano che l’origine del mancinismo non sia tanto legata al cervello quanto al midollo spinale stesso.

In parole povere, sembrerebbe che il bambino inizi a preferire una mano piuttosto che l’altra ancora prima che il cervello governi interamente il resto del corpo.

Da un punto di vista neurologico ci sono differenze?

Il fenomeno della lateralizzazione emisferica, un principio fondamentale dell’organizzazione cerebrale della nostra specie, rimane a tratti oscuro. Dal punto di vista funzionale,  la preferenza manuale destra sembra essere associata ad una più marcata lateralizzazione emisferica per funzioni cognitive come il linguaggio e l’attenzione spaziale. Nei mancini invece, a parità di compito vi è un coinvolgimento  di aree cerebrali maggiormente distribuito e bilaterale. In parole semplici nei mancini i due emisferi operano in modo più integrato rispetto ai soggetti destrimani, con  livelli più efficienti di comunicazione interemisferica.

L’uso di tecniche di neuroimmagine hanno osservato che, nei mancini, il corpo calloso ha dimensioni maggiori.

Questa struttura è un fascio di fibre neuronali che si occupa di mettere in comunicazione emisfero destro e sinistro, un compito fondamentale nelle attività che richiedono la comunicazione e integrazione tra diverse strutture cerebrali. Da qui deriva il luogo comune che forse avrai sentito anche tu, secondo il quale i mancini sarebbero più coordinati e più efficienti nello svolgimento di determinate attività che richiedono coordinazione.

Inoltre, è stato possibile osservare alcune differenze anche relativamente al senso di rotazione e di direzionalità: quando viene richiesto di ruotare un determinato oggetto, un mancino lo farà principalmente in senso orario.

In più, i mancini elaborano le informazioni grafiche da destra a sinistra e riescono ad astrarre con maggior semplicità gli oggetti tridimensionali e a sviluppare abilità visuo-spaziali più precise.

E’ possibile ipotizzare che una lateralizzazione meno marcata nei soggetti mancini potrebbe derivare, anche dal fattore ambientale, ovvero dalla pressione esercitata da un’architettura ambientale a misura di destrorsi. I continui adattamenti producono maggiori abilità psicomotorie, migliorando ulteriormente le connessioni tra emisfero destro e sinistro e facilitando l’apprendimento di informazioni nuove.

Ecco spiegato un altro luogo comune secondo il quale i mancini sarebbero migliori nello sport.

Tutta questa adattabilità incrementa anche la flessibilità cognitiva e rende le persone mancine più abili in quei compiti che richiedono abilità multitasking.

Quando possiamo affermare che un bambino è mancino?

Il processo di lateralizzazione, sviluppo di una maggiore forza e maggiore quantità di energia (tono) in uno dei due lati del nostro corpo,  inizia intorno ai 3-4 anni e si conclude  verso i 7-8 anni con l’acquisizione dello schema corporeo e la consapevolezza della propria lateralità.

Per capire in quale direzione (destra/sinistra) sta andando il processo di lateralizzazione nei bambini dobbiamo porci le seguenti domande:

con quale mano afferra un oggetto in arrivo?
con quale piede inizia una scalinata?
con quale gamba tira calci?
con quale mano conta fino a 5?
quale braccio è più forte?

Fino a relativamente poco tempo fa, succedeva spesso che i genitori o gli insegnanti a scuola costringessero i bambini mancini a usare la mano destra.

Uno studio in Germania del 2010 ha analizzato il cervello di persone adulte che erano state costrette a cambiare mano. Se paragonata con quella di persone rimaste mancine, la loro attività cerebrale era più simile a quella di persone destre. Ma se comparata a quella di persone destre, somigliava di più a quella di persone mancine. Sulla base di ciò, Willems sostiene che l’allenamento non può cambiare completamente l’inclinazione naturale verso la mano sinistra.

Essere mancini nella vita quotidiana.

Il mondo in cui viviamo è maggiormente progettato per persone che usano di preferenza la mano destra, i mancini non hanno ancora una vita facile in alcune azioni quotidiane. Basti pensare all’utilizzo di un paio di forbici, o a quello di un mouse per pc, alle sedie da conferenza con tavolino ribaltabile, all’apriscatole, tutti oggetti progettati principalmente per le persone destrorse.

Senza considerare attività come la scrittura che, a causa della convenzione di scrivere da sinistra verso destra, impedisce alle persone mancine di vedere correttamente che cosa stanno scrivendo con tanto di sbavature che la mano crea sul foglio e i segni dell’inchiostro sulla pelle. Anche a tavola, le posate vengono sistemate a sinistra del piatto, nonostante poi ciascuna persona trovi il suo personale modo per utilizzarle in maniera funzionale.

Infine, molti abiti presentano i bottoni sul lato destro e le asole sul sinistro, dunque anche il semplice atto di vestirsi per un mancino può apparire un po’ più complicato. Per fortuna, oggi esistono molti articoli studiati per essere utilizzati in modo agevole anche dai mancini.

Dal 1992 il Club “Lefthanders International” ha istituito la giornata internazionale dei mancini che ricade annualmente il 13 agosto: scopo della ricorrenza è quello di aumentare la consapevolezza presso l’opinione pubblica sulle implicazioni del mancinismo, incluse le sue difficoltà e i suoi punti di forza. A tale proposito secondo uno studio condotto dall’Università di Toledo, le persone mancine sembrerebbero avvantaggiate nella memoria episodica, ovvero quella che si occupa di immagazzinare a lungo termine gli avvenimenti della vita di tutti i giorni.

Anche l’abilità oratoria è un’altra particolarità nei mancini, che pare siano più abili nei discorsi articolati e fluidi. Infine, i mancini sembrano più bravi anche in tutte le attività artistiche.

Dott.ssa Angela Pia Gianpalmo

 

 

Bibliografia

Cuellar-Partida, G., Tung, J. Y., Eriksson, N., Albrecht, E., Aliev, F., Andreassen, O. A., … & Medland, S. E. (2021). Genome-wide association study identifies 48 common genetic variants associated with handedness. Nature human behaviour5(1), 59-70.
Hepper, P. G. (2013). The developmental origins of laterality: Fetal handedness. Developmental Psychobiology55(6), 588-595.
Klöppel, S., Mangin, J. F., Vongerichten, A., Frackowiak, R. S., & Siebner, H. R. (2010). Nurture versus nature: long-term impact of forced right-handedness on structure of pericentral cortex and basal ganglia. Journal of Neuroscience30(9), 3271-3275.
Vallortigara, G., Rogers, L. J., & Bisazza, A. (1999). Possible evolutionary origins of cognitive brain lateralization. Brain Research Reviews30(2), 164-175.

Perché dormire bene è fondamentale per la salute? Effetti della deprivazione di sonno e consigli pratici per migliorarlo

Il sonno è una componente essenziale della nostra vita quotidiana: se ci pensiamo, passiamo (e passeremo), all’incirca, un terzo della nostra vita a dormire. Il sonno influenza significativamente la salute mentale e fisica e, nonostante la sua importanza, molte persone trascurano il valore di un buon riposo notturno. In Italia, quasi un italiano su tre dorme un numero insufficiente di ore e uno su sette riporta una qualità insoddisfacente del proprio sonno: uno studio condotto nel 2019 dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il trend sembra stare peggiorando, anche per via del Covid. Sarebbero fino a 13,4 milioni le persone nel nostro Paese affette da disturbi del sonno. Stando all’Associazione Italiana per la Medicina del Sonno (AIMS), un adulto su quattro soffre di insonnia cronica o transitoria.

In questo articolo cercherò di approfondire tre macro-temi:

Come il sonno influisce sul benessere;
Gli effetti della deprivazione di sonno;
Qualche consiglio pratico per migliorare la qualità del sonno.

L’Importanza del Sonno per la Salute Mentale e Fisica

Dormire adeguatamente e a sufficienza è cruciale per il corretto funzionamento di corpo, mente e organismo. Durante il sonno, il cervello e il corpo svolgono diverse funzioni vitali:

1. Consolidamento della Memoria e Apprendimento: dormendo, il cervello elabora e consolida le informazioni acquisite durante il giorno, trasferendole dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. Diversi studi hanno dimostrato che soprattutto la faseREM (Rapid Eye Movement, chiamata così proprio perché durante questa fase, sotto le palpebre chiuse, i nostri occhi si muovono molto velocemente: è questa la fase in cui sogniamo) è particolarmente importante per l’apprendimento e la memorizzazione.
2. Regolazione Emotiva: Il sonno aiuta a stabilizzare l’umore e a gestire lo stress. La mancanza di sonno è collegata a una maggiore irritabilità, ansia e rischio di depressione e disturbi dell’umore.
3. Riparazione Fisica: Durante il sonno profondo, il corpo rilascia ormoni della crescita che aiutano a riparare i tessuti e ad agire correttamente sullo sviluppo e la ripresa muscolare. Questo processo è fondamentale per la guarigione delle ferite e il recupero muscolare dopo l’attività fisica, ad esempio.
4. Sistema Immunitario: Il sonno rafforza il sistema immunitario. Durante il sonno, il corpo produce citochine, molecole proteiche essenziali per combattere infezioni e infiammazioni perché sono il canale di comunicazione tra il sistema immunitario e gli organi e i tessuti. La mancanza di sonno può indebolire la risposta immunitaria, rendendo l’individuo più suscettibile alle malattie.

Quanto ore bisognerebbe dormire?

La quantità di sonno necessaria varia a seconda dell’età e delle esigenze individuali. Tuttavia, esistono linee guida generali fornite da enti come la National Sleep Foundation:

Neonati (0-3 mesi): 14-17 ore
Infanti (4-11 mesi): 12-15 ore
Bambini (1-2 anni): 11-14 ore
Bambini in età prescolare (3-5 anni): 10-13 ore
Bambini in età scolare (6-13 anni): 9-11 ore
Adolescenti (14-17 anni): 8-10 ore
Adulti (18-64 anni): 7-9 ore
Anziani (65+ anni): 7-8 ore

Diversi studi confermano che la quantità di ore ottimali è di 7 ore e mezzo/8 ore a notte ma nonostante ciò resta comunque più importante la soggettività di ogni singolo individuo: il valore medio deve essere preso come un’indicazione generale perché bisogna sempre fare i conti con i ritmi di vita di ognuno, la genetica, le abitudini e le caratteristiche dell’ambiente. Dormire meno di quanto raccomandato può avere effetti negativi sulla salute a lungo termine.

Effetti della Deprivazione del Sonno

La deprivazione del sonno può avere conseguenze gravi e diffuse su vari aspetti della salute:

1. Diminuzione delle Funzioni Cognitive: La mancanza di sonno compromette la memoria, la concentrazione e la capacità decisionale. Le persone private del sonno mostrano una riduzione delle prestazioni cognitive e un rallentamento nei tempi di reazione.

Nel 2017 è partito uno dei più grandi studi sul sonno di sempre. A dirigerlo è Adrian Owen, un neuroscienziato britannico con sede in Ontario. La ricerca si basava sulla somministrazione di un banale test pratico (un gioco in cui bisogna cliccare sulla parola nella parte bassa dello schermo che corrisponde al colore con cui è scritta la parola nella parte alta) allo stesso individuo, per due volte: una dopo una normale nottata di sonno e una dopo una notte con sole 4 ore di sonno. Il risultato di questa ricerca, pubblicato nel 2018, ha rivelato che, in termini di capacità cognitive generali e complesse, dormire solamente 4 ore a notte può equivalere all’effetto di un invecchiamento di 8 anni.

2. Rischio di Malattie Croniche: La deprivazione cronica del sonno è associata a un aumento del rischio di diverse malattie croniche, tra cui malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, obesità e ipertensione. La mancanza di sonno influisce negativamente sul metabolismo e sulla regolazione della glicemia.
3. Compromissione della Salute Mentale: Il sonno insufficiente è collegato a un rischio maggiore di sviluppare disturbi dell’umore, come la depressione, e disturbi d’ansia. La deprivazione del sonno può alterare i livelli di neurotrasmettitori nel cervello, influenzando negativamente l’umore e il benessere emotivo.
4. Sistema Immunitario Debole: La mancanza di sonno riduce la produzione delle suddette citochine, aumentando la vulnerabilità a malattie come raffreddori e influenza.
5. Alterazioni Metaboliche: La deprivazione di sonno può alterare gli ormoni che regolano l’appetito, aumentando la produzione di grelina (ormone della fame) e riducendo la produzione di leptina (ormone della sazietà). Questo può portare a un aumento di peso e all’obesità.

Molto importante da tenere in considerazione è il fatto che anche solo uno di questi effetti negativi può portare ad un “effetto domino” e coinvolgere anche altri aspetti o far sviluppare altre patologie o psicopatologie: ad esempio, l’aumento considerevole di peso potrebbe portare ad un profonda tristezza e/o sensazione di inadeguatezza che potrebbe scivolare più facilmente in un disturbo dell’umore.

Consigli per Migliorare la Qualità del Sonno

Per migliorare la qualità del sonno si possono adottare delle misure pratiche e delle sane abitudini in modo da creare un ambiente favorevole al riposo:

1. Stabilisci una Routine Regolare: cerca di andare a dormire e di svegliarti alla stessa ora ogni giorno, anche nei fine settimana. Questo aiuta a regolare il ritmo circadiano del tuo corpo, ovvero il nostro “orologio biologico”.
2. Crea un Ambiente di Sonno Ottimale: Assicurati che la tua camera da letto sia buia, silenziosa e fresca. Possono essere utili tende, tappi per le orecchie, mascherine per gli occhi, ad esempio.
3. Limita l’Uso degli Schermi Prima di Dormire: L’esposizione alla luce blu degli schermi elettronici può interferire con la produzione di melatonina, l’ormone del sonno. Sarebbe opportuno diminuire l’utilizzo dei dispositivi elettronici almeno un’ora prima di coricarti.
4. Limita l’utilizzo dello smartphone/tablet e della tv/computer mentre sei nel letto: anche per una questione di una adatta associazione mentale, il letto dovrebbe essere contemplato come “l’oggetto dove si dorme”, in modo da abituare profondamente il nostro corpo e la nostra mente che quel posto serve per dormire. Può essere un semplice gesto che facilita l’addormentamento.
5. Fai Attività Fisica Regolare: L’esercizio fisico può migliorare la qualità del sonno, ma evita l’attività intensa nelle ore troppo tarde, poiché potrebbe avere l’effetto opposto.
6. Evita Caffeina e Alcol: La caffeina può rimanere nel sistema per diverse ore, quindi cerca di limitarne l’assunzione nel pomeriggio e nella sera. Anche l’alcol può interferire con il sonno, causando risvegli notturni e una riduzione della qualità del sonno REM.
7. Adotta una Routine di Rilassamento: Pratiche come la lettura, il bagno caldo o le tecniche di respirazione profonda possono aiutare a segnalare al tuo corpo che è ora di rilassarsi e prepararsi per il sonno: l’intensità delle attività dovrebbe calare man mano che ci si avvicina all’ora nella quale andremo a dormire.

Ora una digressione su quello che concerne la psicologia e, soprattutto, la psicoterapia. Il sonno è una delle funzioni che più spesso e facilmente viene primariamente “attaccata dalla nostra mente”: molti disturbi o disagi del sonno possono essere riconducibili a periodi difficili, di stress, di disadattamento a nuove situazioni di vita, di malessere psicologico in generale. La psicoterapia può aiutare ad individuare quello che si potrebbe celare dietro le difficoltà di addormentamento, l’insonnia, temporanea o cronica, il sonno disturbato, gli incubi notturni, ecc. Vale la pena tenere in considerazione l’intervento psicoterapeutico da parte di un/una professionista, in modo da agire sulle criticità nella maniera eventualmente più adatta possibile: spesso, la causa potrebbe essere anche solo psicologica, in effetti…

In conclusione, il sonno è una componente essenziale del benessere fisico e mentale e della salute del nostro organismo, per una serie di motivi, anche molto importanti, che spesso però sfuggono di mente. Adottare abitudini sane e stabili e creare un ambiente favorevole al riposo può migliorare significativamente la qualità del sonno, contribuendo a una vita più sana, rilassata, positiva e felice.

Per chi desidera approfondire ancora di più, questi due testi di stampo scientifico ma accessibili anche ai non addetti ai lavori possono essere presi come riferimento: L’arte di dormire bene” di Russell Foster e “Perché dormiamo. Poteri e segreti del sonno per una vita sana e felice” di Matthew Walker.

Dott. Riccardo Falconieri

Psicologo

 

Bibliografia:

1. National Sleep Foundation (2020), Sleep and Memory.
2. Owen A. (2018), Effetti dissociabili della durata del sonno giornaliero auto-riportata sulle capacità cognitive di alto livello.
3. National Sleep Foundation (2015), Sleep Duration Recommendations.
4. Foster R. (2023), L’arte di dormire bene.
5. Walker M. (2023), Perché dormiamo. Poteri e segreti del sonno per una vita sana e felice