NOMOFOBIA: LA PAURA DI ESSERE “DISCONNESSI”
Nel corso degli ultimi 20 anni i telefoni cellulari sono diventati una presenza sempre più importante nella vita di ciascuno di noi. Se negli anni 2000 i cellulari ci permettevano unicamente di telefonare e scambiare qualche sms, ad oggi sono dei veri e propri computer in cui ognuno di noi racchiude la propria vita. Sullo smartphone abbiamo l’agenda, la carta di credito, la mail e, non ultimi i social, tanto che sembra diventato impossibile farne a meno. Per tutti i motivi sopraelencati, sarà capitato a chiunque di sentire una vena di paura all’idea di non trovare il cellulare, con conseguente apertura di scenari sulla perdita, o magari il furto, di dati, contatti, account, ecc.
Quando però questa paura diventa qualcosa di più profondo, prende il nome di nomofobia (No Mobile Phobia). Recentemente questo termine è stato aggiunto anche al dizionario della lingua italiana Zingarelli, ad indicare che tale fenomeno è in grande espansione.
Ma come si riconosce la nomofobia? Questo termine indica una vera e propria dipendenza da smartphone e si caratterizza con sintomi simili a quelli dell’attacco di panico ogni qualvolta il soggetto non ha a disposizione il cellulare, oppure non ha credito o la possibilità di accedere ad internet. Le manifestazioni sintomatiche possono comprendere:
– tachicardia
– affanno
– mancanza di respiro
– sudorazione
– tremori
– nausea
– dolore toracico.
Le persone affette da nomofobia vivono in uno stato di costante allerta e, per evitare di non avere il telefono a disposizione, mettono in atto una serie di comportamenti compensativi, come controllare continuamente lo stato della batteria, il credito e la disponibilità di dati, portare con sé caricabatterie o powerbank o girare con un telefono “di scorta”; se ci pensiamo questo atteggiamento ricorda ad esempio quello di un fumatore incallito, che farà sempre attenzione a non restare senza sigarette onde evitare di sperimentare una forte ansia.
In chi soffre di nomofobia si possono inoltre riscontrare le seguenti caratteristiche comportamentali:
In definitiva, la nomofobia si caratterizza per il terrore di essere disconnessi.
Per quanto tale fenomeno possa sembrare recentissimo, già nel 2008 uno studio commissionato dal governo britannico tra i cittadini in possesso di un telefono cellulare rilevava dati allarmanti: circa il 58% degli uomini e il 47% delle donne manifestavano una forte ansia all’idea di essere “disconnessi” dai propri dispositivi.
Nonostante tale dipendenza sia ormai dilagante, attualmente non esistono molti trattamenti specifici e i pochi a disposizione comprendono la psicoterapia ad orientamento cognitivo comportamentale e, in casi gravi, il ricorso a terapie farmacologiche.
L’obiettivo dei trattamenti è specificamente il riavvicinare il soggetto alla vita reale e ai contatti faccia a faccia, distogliendo per quanto possibile l’attenzione dalla realtà virtuale in cui il soggetto è costantemente immerso.
Le persone affette da nomofobia dovrebbero dedicare tempo, ogni giorno, ad attività che non richiedano l’uso di supporti tecnologici, come leggere un libro o fare attività fisica. E’ importante che ci siano dei momenti della giornata in cui non è concesso l’uso del cellulare, come l’orario dei pasti o prima di andare a dormire.
Può essere utile disattivare le notifiche delle applicazioni meno importanti, così da limitare lo stato di allerta e l’ansia da mancata risposta.
Dott.ssa Rossella Totaro
Psicologa e Psicoterapeuta