Social Network e Sessualità
Gli scambi sui social network hanno il loro corso in un’intimità che non ha più confini.
Chi risponde sui social ad una richiesta di amicizia da parte di un utente sconosciuto, o parzialmente conosciuto, già compie un primo abbattimento di una barriera emotiva e convenzionale.
Le distanze tra individui diventano sempre meno ampie quando, prima di scambiarsi dei messaggi, si appongono delle reazioni, emoticon che identificano con quale stato d’animo la persona reagisce agli stimoli pubblici di un “amico” virtuale. Sono segnali importanti, che possono apparire nel loro ripetersi come sintomi inequivocabili di un’attenzione, carichi di sottointesi, proprio per il loro essere espliciti e sotto l’occhio di molti.
Lasciarsi contaminare dal social network produce l’immersione in un ambiente mentale ed emotivamente allettante, contiguo alla vita reale. Secondo uno studio condotto nell’Università di Chapel Hill in Nord Carolina, ogni volta che riceviamo un mi piace, il nostro organismo rilascerebbe una piccola scarica di dopamina, neurotrasmettitore che viene coinvolto nei fenomeni di ricompensa ma anche di dipendenza. Il bisogno di gratificazione da social crescerebbe nel tempo, proprio come accade ad un dipendente da sostanze e come accade in una relazione amorosa.
I social diventano così, un farmaco immersivo che dilata emotivamente chi lo usa per rappresentarsi, è un palliativo dell’ansia collettiva di allontanarsi anche momentaneamente dal quotidiano. Non è frequentato solo dai giovanissimi, ma anche da adulti che hanno sperimentato nel cambio di status un’efficace maniera per lanciare messaggi. Il potenziale seduttivo dei social network avviene sulla capacità di prolungare la propria “ombra digitale” attraverso frasi e foto postate. A creare intimità condivisa sono le immagini proprie, delle abitudini alimentari, delle ricorrenze. Ogni utente ambisce ad esporre un’immagine il più appetibile possibile di se stesso.
Se da un punto di vista esteriore il social network possa apparire “casto”, ciò che si osserva soprattutto negli ultimi anni è il sexting.
Per sexting intendiamo l’atto di inviare materiale sessualmente esplicito su dispositivi mobili o in generale nella rete. E’ un fenomeno che può trovare terreno fertile nei nuovi strumenti di social media, la cui funzione di videochiamata rappresenta una delle modalità privilegiate, soprattutto tra gli adolescenti, per esplorare le proprie fantasie e impulsi sessuali.
Il fenomeno del sexting, non risparmia nemmeno applicazioni “neutre” come ad esempio WhatsApp. Per condividere materiale intimo o sessualmente esplicito, sempre più persone ricorrono ad applicazioni che utilizzano modalità di conversazione “end-to-end”, per le quali i messaggi scambiati hanno una visibilità ridotta nel tempo evitando il timore di eventuali ritorsioni qualora il rapporto con l’altro dovesse degenerare. Come ad esempio Telegramm e Snapchet.
L’ultimo fenomeno che lega il mondo dei social alla sessulaità è quello legato al social cruising e alle hook-up apps. In questo mondo le più famose app sono Tinder e Grindr, entrambe permettono attraverso un sistema di geolocalizzazione di individuare persone disponibili garantendo in pochissimo tempo la possibilità di mettersi in contatto con tanti potenziali partners sessuali e incontrarli di persona.
E’ importante soffermarsi e interrogarsi sugli effetti di questo mondo virtuale, potenziando la formazione, l’educazione e la prevenzione sociale, partendo dai più giovani, a volte ignari dei pericoli che si celano dietro l’utilizzo di queste app.
Dott. Mirco Carbonetti
Psicologo, Psicoterapeuta