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DESTRA O SINISTRA? COSA SIGNIFICA ESSERE MANCINI OGGI

Non stiamo parlando di politica, come nella canzone di Giorgio Gaber “Destra sinistra” del 1994, ma di quale parte del nostro corpo (mani e piedi) abbiamo maggiormente sviluppato tanto da utilizzarla in modo preferenziale.

Essere mancini è una caratteristica che comporta alcune differenze, sia funzionali che fisiologiche.

Da cosa deriva la parola “mancino”?

Trae origine dal latino “mancus” che letteralmente significa “manchevole, impedito, mutilato”.

Un tempo essere mancini veniva considerato alla stregua di una vera e propria malattia. Infatti, l’utilizzo della mano sinistra era visto come un tratto caratteristico delle persone che non potevano “fare le cose dritte” o ancora i mancini erano additati come “fatti al contrario”. La mano sinistra era considerata come la mano del diavolo e, per questo motivo, non tanto tempo fa, doveva essere assolutamente corretta già nella prima infanzia, facendo ricorso a metodi rieducazionali al quanto discutibili. Ancora oggi nel nostro lessico c’è  traccia di un pregiudizio superstizioso nei confronti della mano sinistra, per esempio il “sinistro” è un incidente stradale, uno “sguardo sinistro” è uno sguardo minaccioso, un “tiro mancino” è un atto sleale etc.

Chi sono i mancini?

La risposta a tale domanda non è scontata come potrebbe apparire poiché non tutti coloro che utilizzano la mano sinistra per le loro azioni quotidiane in realtà sono mancini. Secondo una ricerca svolta nel 1977, infatti, circa il 15 % della popolazione mondiale era mancina. Di questi, però, non tutti sono mancini al 100%.

PODALE (20 % dei casi)

OCULARE (30 % dei casi)

UDITIVO (40 % dei casi)

Esiste un questionario, messo a punto da Chris McManus, che serve a valutare le preferenze di ognuno. In questo test vengono poste numerose domande che riguardano le azioni quotidiane: con quale mano afferriamo il coltello, quale piede spostiamo in avanti quando dobbiamo raccogliere un oggetto caduto in terra, quale occhio preferiamo per prendere la mira, quale orecchio usiamo durante una conversazione telefonica.

Essere mancini o destrorsi è frutto di un processo molto complesso che si chiama lateralizzazione, nei mancini differente rispetto alla maggioranza delle persone,  e che oggi finalmente non viene più considerato un difetto ma una diversità dalla quale derivano alcune proprietà e abilità.

Il cervello umano è diviso in 2 emisferi:

emisfero destro responsabile delle funzioni visuo-spaziali (immaginazione, creatività e pensiero intuittivo-sintetico)
emisfero sinistro responsabile delle funzioni logico-linguistiche (scrittura, linguaggio e pensiero lineare).

Essere mancini significa non solo usare prevalentemente la mano sinistra rispetto alla destra in tutte le attività che richiedono l’utilizzo di una sola mano per volta, ma avere anche una diversa distribuzione delle funzioni celebrali dei due emisferi. Mentre nei destrorsi il linguaggio è governato dall’emisfero sinistro, nei mancini queste funzioni sono controllate prevalentemente dall’emisfero destro oppure vedono la collaborazione di entrambi gli emisferi.

Mancini si nasce o si diventa?

Il processo che conduce alla lateralità manuale (LM), ovvero all’uso preferenziale di una mano rispetto all’altra (e quindi anche della mano sinistra rispetto alla destra), sembra essere influenzato da diversi fattori: genetici, prenatali, cerebrali e ambientali. Le ricerche effettuate confrontando gemelli che condividono lo stesso genoma e gemelli eterozigoti, hanno evidenziato che circa il 25% della varianza fenotipica della lateralità manuale ha anche una componente genetica. La suddetta componente però non è predominante come può esserlo per esempio rispetto alla ereditabilità di un tratto come l’altezza che si aggira intorno all’80%. Inoltre,  gli studi condotti sul genoma (GWAS),  ci dicono che la lateralità manuale sembra essere un fenotipo complesso influenzato da molteplici varianti genetiche piuttosto che da un singolo gene.

La domanda “Mancini si nasce?” è difficilmente liquidabile con una risposta binaria (sì/no), ciò che sappiamo è che la maggioranza degli individui mostra una preferenza per l’uso della mano destra e che questa asimmetria tra i due lati del nostro corpo si può già rintracciare nel primo periodo di gestazione, come afferma uno studio condotto dall’Università della Ruhr, in Germania. Lo studio evidenzia come già dalla decima settimana di gravidanza, circa il 90% dei feti tenderebbe a muovere maggiormente l’arto superiore destro e soltanto il 10% prediligerebbe il movimento di quello sinistro.

Considerando però che un feto di 10 settimane non presenta ancora il collegamento tra cervello e midollo spinale, i ricercatori ipotizzano che l’origine del mancinismo non sia tanto legata al cervello quanto al midollo spinale stesso.

In parole povere, sembrerebbe che il bambino inizi a preferire una mano piuttosto che l’altra ancora prima che il cervello governi interamente il resto del corpo.

Da un punto di vista neurologico ci sono differenze?

Il fenomeno della lateralizzazione emisferica, un principio fondamentale dell’organizzazione cerebrale della nostra specie, rimane a tratti oscuro. Dal punto di vista funzionale,  la preferenza manuale destra sembra essere associata ad una più marcata lateralizzazione emisferica per funzioni cognitive come il linguaggio e l’attenzione spaziale. Nei mancini invece, a parità di compito vi è un coinvolgimento  di aree cerebrali maggiormente distribuito e bilaterale. In parole semplici nei mancini i due emisferi operano in modo più integrato rispetto ai soggetti destrimani, con  livelli più efficienti di comunicazione interemisferica.

L’uso di tecniche di neuroimmagine hanno osservato che, nei mancini, il corpo calloso ha dimensioni maggiori.

Questa struttura è un fascio di fibre neuronali che si occupa di mettere in comunicazione emisfero destro e sinistro, un compito fondamentale nelle attività che richiedono la comunicazione e integrazione tra diverse strutture cerebrali. Da qui deriva il luogo comune che forse avrai sentito anche tu, secondo il quale i mancini sarebbero più coordinati e più efficienti nello svolgimento di determinate attività che richiedono coordinazione.

Inoltre, è stato possibile osservare alcune differenze anche relativamente al senso di rotazione e di direzionalità: quando viene richiesto di ruotare un determinato oggetto, un mancino lo farà principalmente in senso orario.

In più, i mancini elaborano le informazioni grafiche da destra a sinistra e riescono ad astrarre con maggior semplicità gli oggetti tridimensionali e a sviluppare abilità visuo-spaziali più precise.

E’ possibile ipotizzare che una lateralizzazione meno marcata nei soggetti mancini potrebbe derivare, anche dal fattore ambientale, ovvero dalla pressione esercitata da un’architettura ambientale a misura di destrorsi. I continui adattamenti producono maggiori abilità psicomotorie, migliorando ulteriormente le connessioni tra emisfero destro e sinistro e facilitando l’apprendimento di informazioni nuove.

Ecco spiegato un altro luogo comune secondo il quale i mancini sarebbero migliori nello sport.

Tutta questa adattabilità incrementa anche la flessibilità cognitiva e rende le persone mancine più abili in quei compiti che richiedono abilità multitasking.

Quando possiamo affermare che un bambino è mancino?

Il processo di lateralizzazione, sviluppo di una maggiore forza e maggiore quantità di energia (tono) in uno dei due lati del nostro corpo,  inizia intorno ai 3-4 anni e si conclude  verso i 7-8 anni con l’acquisizione dello schema corporeo e la consapevolezza della propria lateralità.

Per capire in quale direzione (destra/sinistra) sta andando il processo di lateralizzazione nei bambini dobbiamo porci le seguenti domande:

con quale mano afferra un oggetto in arrivo?
con quale piede inizia una scalinata?
con quale gamba tira calci?
con quale mano conta fino a 5?
quale braccio è più forte?

Fino a relativamente poco tempo fa, succedeva spesso che i genitori o gli insegnanti a scuola costringessero i bambini mancini a usare la mano destra.

Uno studio in Germania del 2010 ha analizzato il cervello di persone adulte che erano state costrette a cambiare mano. Se paragonata con quella di persone rimaste mancine, la loro attività cerebrale era più simile a quella di persone destre. Ma se comparata a quella di persone destre, somigliava di più a quella di persone mancine. Sulla base di ciò, Willems sostiene che l’allenamento non può cambiare completamente l’inclinazione naturale verso la mano sinistra.

Essere mancini nella vita quotidiana.

Il mondo in cui viviamo è maggiormente progettato per persone che usano di preferenza la mano destra, i mancini non hanno ancora una vita facile in alcune azioni quotidiane. Basti pensare all’utilizzo di un paio di forbici, o a quello di un mouse per pc, alle sedie da conferenza con tavolino ribaltabile, all’apriscatole, tutti oggetti progettati principalmente per le persone destrorse.

Senza considerare attività come la scrittura che, a causa della convenzione di scrivere da sinistra verso destra, impedisce alle persone mancine di vedere correttamente che cosa stanno scrivendo con tanto di sbavature che la mano crea sul foglio e i segni dell’inchiostro sulla pelle. Anche a tavola, le posate vengono sistemate a sinistra del piatto, nonostante poi ciascuna persona trovi il suo personale modo per utilizzarle in maniera funzionale.

Infine, molti abiti presentano i bottoni sul lato destro e le asole sul sinistro, dunque anche il semplice atto di vestirsi per un mancino può apparire un po’ più complicato. Per fortuna, oggi esistono molti articoli studiati per essere utilizzati in modo agevole anche dai mancini.

Dal 1992 il Club “Lefthanders International” ha istituito la giornata internazionale dei mancini che ricade annualmente il 13 agosto: scopo della ricorrenza è quello di aumentare la consapevolezza presso l’opinione pubblica sulle implicazioni del mancinismo, incluse le sue difficoltà e i suoi punti di forza. A tale proposito secondo uno studio condotto dall’Università di Toledo, le persone mancine sembrerebbero avvantaggiate nella memoria episodica, ovvero quella che si occupa di immagazzinare a lungo termine gli avvenimenti della vita di tutti i giorni.

Anche l’abilità oratoria è un’altra particolarità nei mancini, che pare siano più abili nei discorsi articolati e fluidi. Infine, i mancini sembrano più bravi anche in tutte le attività artistiche.

Dott.ssa Angela Pia Gianpalmo

 

 

Bibliografia

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Hepper, P. G. (2013). The developmental origins of laterality: Fetal handedness. Developmental Psychobiology55(6), 588-595.
Klöppel, S., Mangin, J. F., Vongerichten, A., Frackowiak, R. S., & Siebner, H. R. (2010). Nurture versus nature: long-term impact of forced right-handedness on structure of pericentral cortex and basal ganglia. Journal of Neuroscience30(9), 3271-3275.
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