LA SENSIBILITÀ: UNA RISORSA SOTTOVALUTATA
Il termine sensibile è uno dei termini che più spesso viene utilizzato con una connotazione negativa. Dietro all’uso di questa parola aleggiano due forti pregiudizi, che culturalmente ci portiamo dietro:
– “Se sei sensibile, sei debole” – “Se sei sensibile, sei strano”
Nella mia pratica psicoterapeutica sto scoprendo, con estrema sorpresa, come al mondo ci siano molte persone sensibili, anche se non si delineano mai in questi termini, ma vivono comunque un senso di inadeguatezza rispetto al mondo perchè per loro è “tutto, tanto e sempre”.
In breve, questa modalità di funzionamento, prevede la tendenza di sentire ogni cosa, di viverlo alla massima potenza e di essere continuamente attivati finchè non si va a dormire.
Ritengo che sia importante provare a fare un piccolo chiarimento quando abbiamo davanti una persona sensibile, cioè “che sente tutto”. Ma per la precisione, cosa sente?
Tutto, le cose belle e le cose brutte. Anche episodi piacevoli, come un giro al centro commerciale, un pomeriggio al lunapark, un Natale in famiglia, invitare a casa amici e cucinare per loro… tutti eventi piacevoli, per la grande maggior parte delle persone, ma che possono trasformarsi, per le persone altamente sensibili, in una fonte di stress.
Le persone altamente sensibili hanno una soglia di stress più bassa e superare questa soglia vuol dire andare in tilt più facilmente rispetto alla media e di avere, conseguentemente, bisogno di più tempo per recuperare forze e integrità, sia fisica che psichica.
Il rischio, quando si conosce questo aspetto di sè, e arrivare a proteggersi troppo: ci si isola, ci si rifugia nei nostri pensieri, ci si chiude in casa. Avere una soglia di stimolazione eccessivamente bassa per il sistema nervoso, genera di cadere nella noia o peggio nella depressione.
N. Travaini definisce questo “effetto a pendolo”: proprio come un pendolo, si oscilla tra un estremo fatto di tutto, troppo (iperattivazione neurologica) e l’altro estremo di estremamente poco (ipoattivazione).
Bisogna allenarsi a tenere questo pendolo in una zona intermedia, e con un’oscillazione media e lenta, evitando gli estremi ma rendendo le oscillazioni, tra stimolazione e ritiro, in armonia.
Ricapitolando, le persone altamente sensibili:
– reagiscono alle esperienze in modo più intenso rispetto alla media;
– tendono a passare da eccessi di attività al vuoto totale (da tutto a niente). Riuscire a gestire queste altalene emotive inciderà moltissimo sul benessere mentale;
– prediligono la strategia introspettiva e riflessiva quando sono in ambienti sociali più allargati, dove ci si sente meno a proprio agio, mentre sanno essere più reattivi e a volte esplosivi, quando si trovano in situazioni più familiari, più intime;
– in contesti in cui si sentono osservati e giudicati non riescono a dare il meglio di sè;
– sono vulnerabili a sovrastimolazioni sensoriali e sovraccarico percettivo: forti suoni, luci, odori, sapori e sensazioni fisiche possono determinare disagio e irritabilità;
– gli ambienti caotici o sovrastimolanti possono attivare in loro una sensazione di sopraffazione e di perdita di controllo;
– sono abili ad elaborare informazioni a vari livelli e amano i dettagli;
– hanno una modalità di pensiero “ramificato” e non amano seguire i pensieri logici comuni;
– tendono ad usare maggiormente l’emisfero destro, parte del cervello che viene definito analogico, corporeo, emotivo e creativo;
– percepiscono immediatamente il clima emotivo di un ambiente, riuscendo a cogliere anche tensioni o conflitti che rimangono sul fondo;
– sono fortemente empatici e sono abili ad analizzare il linguaggio non verbale, canale comunicativo attraverso il quale arrivano più informazioni emotive;
– sono emotivi e si commuovono spesso;
– vivono stress e fatica quando si trovano ad affrontare i cambiamenti;
– fin da piccoli si portano dietro la sensazione di inadeguatezza perchè ci si sente diversi dagli altri;
– fanno molta fatica a delineare dei confini e a dire di no;
– non amano i conflitti;
– hanno aspettative molto alte sugli altri e su se stessi, tendendo alla perfezione;
– hanno un’immaginazione molto spiccata;
– sono molto coscienziosi, e questo permette loro di prevedere causa-effetto di eventi;
– percepiscono molto il senso di responsabilità;
– non sono spaventati dalla solitudine, anzi viene spesso ricercata;
– prediligono gli ambienti naturali;
– sono attratti da tutto ciò che è spiritualità e crescita personale;
– hanno una propensione artistica e sono molto creativi in tutte le forme possibili;
– non tollerano le ingiustizie, arrivando anche a non proteggersi per sostenere una battaglia in cui credono.
Tutte questi tratti elencati, se non vengono allenati nella giusta direzione, possono portare le persone altamente sensibili a non vivere serenamente, subendo la sensibilità, come fardello invece di percepirla come una preziosa risorsa.
La psicoterapia con un professionista che conosce la tematica, permetterà di imparare strategie adattive che consentiranno, alla persona altamente sensibile, di vivere serenamente.
Accenniamone qualcuna:
– Contenimento. È importante per le persone altamente sensibili riuscire ad apprendere questa capacità per contenere le emozioni quando diventano eccessivamente intense, fuori controllo, quando invece di guidarci ne siamo completamente in balìa. Bisogna imparare a contenere le sensazioni, quando minano completamente l’attenzione distraendo continuamente dalle azioni e contenere i pensieri quando diventano rimuginanti e non permettono di essere lucidi, comportando comportamenti inappropriati. Per apprendere questa strategia può essere d’aiuto ricordarsi che emozioni, sensazioni e pensieri fanno parte di noi, ma non sono noi.
N. Travaini scrive “Io ho un pensiero, non sono un pensiero. Io ho un’emozione, non sono quell’emozione. Io ho un dolore fisico, ma non sono totalmente invaso da quel dolore”.
– Imparare a dire di NO. Nel corso dei secoli è cresciuta l’immagine sociale che dire di no è negativo, egoista e distruttivo. Iniziamo ad apprendere le modalità per dire dei No gentili: ad esempio “grazie per aver pensato a me, ma non mi è proprio possibile/ oggi ho bisogno di fare altro/ possiamo riprogrammarono per un’altra volta in cui sentirò di avere l’energia per poterlo fare”.
Le parole di Satir in questo sono significative: “dire di no significa soltanto che ciò che ti viene proposto non rientra nelle tue opzioni al momento o va contro i tuoi bisogni”.
– Non evitare i conflitti. Non temiamo i conflitti, rivalutiamo l’immagine che di essi abbiamo. I conflitti non distruggono, in molti casi attivano un confronto maggiore tra le parti che porta a creare più vicinanza e comprensione invece che distanza e rottura come spesso pensiamo.
– Connettiti con il tuo corpo. Quietare il corpo porta a rallentare anche il flusso di pensieri, e questo ci fa bene. Per le persone altamente sensibili, imparare a focalizzarsi sul respiro può essere utile in tutte quelle situazioni di vita quotidiana in cui ci si sente sovrastimolati da fattori ambientali che assorbono le energie.
Se nel leggere questo articolo ti sei riconosciuto per molti (o tutti!) gli aspetti fin qui citati, provo a rispondere ad una domanda che può sorgere spontanea. Ma è davvero necessario per una persona altamente sensibile, intraprendere un percorso di psicoterapia?
Si pensa erroneamente che fare psicoterapia porti a pensare di avere qualcosa di sbagliato da correggere. Non è così! E ancora di più la sensibilità non deve essere vista come una malattia o un tratto invalidante.
“Psicoterapia significa prendersi cura dell’anima”.
Si fa psicoterapia per conoscersi, per ri-scoprirsi, per crescere ed evolvere. Una persona altamente sensibile, in psicoterapia, potrebbe trovare utile:
– lavorare sulle ferite di non riconoscimento del passato,
– rinforzare l’autostima,
– allenarsi per riconoscere i pensieri disturbanti,
– imparare a contenere e gestire le emozioni, sensazioni e pensieri,
– comprendere quale sia per lui/lei la soglia limite che genererebbe il crollo, – riuscire a costruire la propria zona di benessere.
Dott.ssa Sonia Allegro Psicologa – Psicoterapeuta
Bibliografia:
N. Travaini “Il dono delle persone sensibili”, Red edizioni;
D. Goleman “Intelligenza emotiva”, BUR, Milano;
C. Petitcollin “Il opere nascosto degli ipersensibili2, Sperling&Kupfler, Milano; I. Sand “Troppo sensibili”, edizioni centro studi Erickson, Trento.