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Progetto RDC

Il progetto di sportello di ascolto psicologico nelle Valli di Lanzo prende forma grazie alla proposta promulgata dall’Associazione Eco (Epistemologia-Conoscenza-Orientamento) in risposta ad un bando emanato dal Corsorzio Intercomunale dei servizi socio-assitenziali (CIS) Valli di Lanzo.

Chi è, di cosa si occupa e quale posizione/ruolo ricopre l’Associazione Eco all’interno del panorama del terzo settore? L’associazione senza fini di lucro è stata fondata a Torino nel 1998 per rispondere a delle carenze percepite nell’ambito dell’offerta nell’area disabili del comune di Torino. Si è da subito contraddistinta per l’avvio di gruppi di lavoro, come quello denominato “AMA” destinato alle famiglie con pazienti disabili, per fornire loro sostegno e supporto nell’individuazione di strategie mirate per la risoluzione di difficoltà legate alla loro gestione. La mission a cui l’associazione Eco è sempre rimasta fedele è quella di migliorare la qualità di vita delle persone. Nel corso degli anni gli interventi espletati si sono ampliati, diversificandosi, interessando anche realtà differenti da quelle della disabilità, includendo nel proprio raggio di azione: le scuole, di diverso ordine e grado (sportello di sostegno psicologico ed educativo, attività di conoscenza del tema disabilità, laboratori per bambini con difficoltà intellettiva e comportamentale), l’Ospedale Valdese (gruppi sul tema disturbi del comportamento alimentare), i Centri per l’impiego della provincia di Torino (inserimento lavorativo mirato), i CSM di Avigliana-Giaveno-Rivoli (progetti di danza-movimento terapia, gruppi social skill training). In collaborazione con l’Associazione ASAI si è impegnata nella realizzazione di incontri di prevenzione sui disturbi del comportamento alimentare ed incontri incentrati sull’orientamento scolastico e nell’organizzazione di laboratori per l’implemento delle competenze emotive e per la gestione dei conflitti, rivolti a minori delle scuole primarie e secondarie di primo grado e alle famiglie. Nel comune di Torino, infine, ha realizzato laboratori per persone con disabilità fisica e intellettiva e serate socializzanti. Tra le altre attività gestite dall’associazione si fa menzione della realizzazione di eventi culturali e di promozione del benessere psico-fisico della persona, mediante organizzazione di conferenze, incontri di yoga della risata, di meditazione, laboratori sull’assertività, laboratori di social skill training.
All’interno dei progetti indetti dall’Associazione ECO, di più recente realizzazione è il servizio di supporto/sostegno psicologico, psicoterapico, realizzato tramite sportello di ascolto, in collaborazione con il CIS, rivolto ai percettori del reddito di cittadinanza, all’interno di un’offerta destinata ad un bacino di utenza comprensiva di minori, famiglie nel sostegno alla genitorialità, giovani adulti, adulti, anziani. Si tratta di un’ulteriore strumento che si propone quale risorsa aggiuntiva destinata a quella fetta di popolazione che lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Il progetto, che vede la sua concretizzazione nei mesi di Aprile-Maggio 2022, prevede la collaborazione attiva e sinergica dei professionisti psicologi/psicoterapeuti dell’associazione con i servizi socio-assistenziali, educativi del territorio delle valli di Lanzo nelle rispettive figure di educatori, assistenti sociali, il cui confronto, scambio sui casi/progetti clinici, segnalazione per le future prese in carico, attività di coordinamento vede l’equipe di lavoro riunirsi, in modo cadenzato, una volta al mese. Lo sportello si svolge al mattino e al pomeriggio per un totale di quindici ore articolandosi nel seguente modo: ogni persona seguita avrà la possibilità di svolgere 10 sedute di supporto psicologico e/o percorso psicoterapico, eventualmente rinnovabili fino ad un massimo di tre volte per un totale di trenta sedute, in accordo e nel rispetto delle esigenze, bisogni della persona e dei Servizi. Il totale delle ore annuali dal progetto previste, in accordo con i fondi finanziati dal CIS, è pari a 265. Il progetto prevede altresì una prima fase di screening dedita alla raccolta e analisi della domanda, realizzata mediante colloquio conoscitivo, a seguito della segnalazione dei casi dai parte dei servizi. Il colloquio viene gestito da un professionista (psicologo clinico-psicoterapeuta) che si occupa di accogliere lo stato di sofferenza, malessere condiviso o meno dalla persona che ne richiede la presa in carico, al fine di testare la sua autentica motivazione intrinseca per l’avvio dei lavori. Nel rodare il progetto, costituito al suo interno di un primo step di triage medico e di un secondo step di invio al collega per la presa in carico ufficiale della persona, si è rivelato utile e prezioso lo scambio, la formazione ai servizi da parte dei professionisti sulla natura psicologica del lavoro che si sarebbe svolto. Fondamentale, pertanto, l’accompagnamento dei servizi all’alfabetizzazione del linguaggio psicologico, alla conoscenza degli strumenti di lavoro (relazione clinica, test), alla condivisione degli indici su cui focalizzare l’attenzione per la comprensione della sofferenza psicopatologica, filtrando in tal modo i servizi stessi le richieste da segnalare. Non poche le criticità emerse con i servizi nella fase iniziali di lavoro e rodaggio, ad esempio in merito ad alcune segnalazioni pervenute, come ad es. pazienti in carico ai centri di salute mentale con trattamento farmacologico in funzionamenti contraddistinti da gravi disturbi psicopatologici e/o in doppia diagnosi all’interno di compromesse e gravi organizzazioni di personalità. Prezioso il riconoscimento dei limiti emersi (casi di dropout, o di mancato rinnovo del percorso) nel lavoro sin ad ora svolto, al fine di poter migliore e garantire una sempre più elevata qualità del servizio offerto alla popolazione. Si è compreso l’importanza del rispetto di alcuni parametri, indicativi nel predire il grado di efficienza del lavoro terapeutico svolto: la motivazione intrinseca (propria, personale) e non estrinseca della persona presa in carico, la capacità della persona e/o dei servizi di saper differenziare il tipo di lavoro che si sarebbe svolto: piscologico all’interno dello sportello “Ti Ascolto”, di natura economica, socio-assistenziale nella relazione con i servizi socio-educativi. Quest’ultimo aspetto si è rivelato prezioso nel poter istaurare il professionista con l’utente un’autentica alleanza di lavoro terapeutica, non inquinata o contaminata da fattori distraenti/altri. Un ulteriore importante aspetto ha riguardato la possibilità per i professionisti, coinvolti all’interno del progetto nelle prese in carico ufficiali e strutturate della persona, di potersi distribuire nei diversi comuni afferenti al raggio di azione e intervento del CIS, garantendo alla popolazione quei minimi spostamenti richiesti per l’avvio dei lavori previsti. Imminente fu l’evidenza, come segnalato dai servizi stessi, della carente e deficitaria componente dei trasporti nel collegare i comuni tra di loro. Infine ancora due le aree di interesse, oggetto di riflessione, sulla natura e sull’efficacia del progetto: la dimensione di lavoro in rete, il tariffario proposto all’utente. In merito al primo punto si è potuto costatare, come già emerso in letteratura clinica, quanto la deprivazione sociale-economica, l’esiguità di servizi forniti dalla comunità alla persona, i fenomeni di isolamento sociale, la carenza di rete di figure parentali significative, costituiscano floridi fattori di rischio per l’emersione di fenomeni come la devianza e di condizioni gravi, importanti, psicopatologiche, in grado di compromettere in modo significativo il funzionamento bio-psico-socio-culturale dell’individuo. Alla luce dei casi via via sempre più frequentemente presi in carico, è emersa la preziosità e la significatività nel poter disporre di un lavoro di rete che coinvolga nel progetto di cura della persona tutti gli attori sociali che vi ruotino intorno, al fine di disporre di quanti più strumenti possibili a disposizione e di conoscenze che in modo esaustivo ne migliorino la qualità del lavoro offerto. Circa il secondo e ultimo punto si è rivelato utile rendere gratuite, alla popolazione dei percettori del reddito di cittadinanza, le prestazioni terapeutiche offerte nell’ottica di incoraggiare una maggiore sensibilizzazione della causa (la possibilità di chiedere aiuto, la presa in carico strutturata del proprio stato di malessere), in vista di uno sviluppo via via sempre più raffinato di presa di consapevolezza delle proprie problematicità, superando le criticità dettate dalle difficoltà economiche che ne impedirebbero l’accesso alle cure tanto negli studi privati per gli onerosi costi quanto nelle strutture ospedaliere caratterizzate da esiguità numerica, insufficienza di organico. Lo scopo del progetto è quello di invitare la popolazione a prendersi maggiormente cura di sé anche da un punto di vista psichico, offrendo la possibilità di fornire uno spazio privato, intimo, caldo, accogliente di ascolto. Ad oggi lo stato dell’arte del progetto prevede il fatto che alcune ore in più raccolte vengano destinate ad un prolungamento di percorso per le prese in carico più emergenziali, e per l’organizzazione di laboratori di yoga della risata, di meditazione e di social skill training. Si tratta di laboratori e incontri rivolti a piccoli gruppi di massimo sei-otto persone sempre afferenti ai territori gestiti dal CIS; esempi questi ultimi di altre modalità di prese in carico che passino attraverso la dimensione di cura gruppale con un focus centrato su tematiche di lavoro ben circoscritte. Il suddetto progetto che ha visto la sua programmazione e pianificazione nell’anno 2022, concretizzazione nell’anno 2022/2023, è stato oggetto di proroghe nel finanziamento da parte dei servizi fino all’anno 2025, per la fiducia riposta nel lavoro fino ad ora svolto da parte di professionisti. L’anno 2024, a seguito di modifiche riportate dal decreto legge 48 2023 in materia di erogazione sussidi economici per situazioni a rischio, fragili, ha visto l’assegno di inclusione (ADI) sostituirsi al reddito di cittadinanza. E’ stato previsto come l’ADI venisse destinato a tutti quei nuclei familiari i cui requisiti, di soddisfacimento richiesto, prevedano la presenza al loro interno di una o più delle seguenti condizioni: soggetti portatori di gravi handicap, (disabilità fisiche/psichiche invalidanti), minori, persona con almeno un’età anagrafica pari o over a 60 anni, soggetti in condizioni di svantaggio, certificate ,inserite in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari (disturbi psichici, dipendenze patologiche, disabilità certificate almeno al 46%, vittime di tratta e di violenza di genere, ex detenuti senza fissa dimnora, neo-maggiorenni che vivono fuori dal nucleo di origine per provvedimento delle autorità).

 

Dott.ssa Silvia Longo

Psicologa – Psicoterapeuta